Il Danubio è un inno alla morbidezza. Se non è tale, per me, non può essere degno di questo nome.
Il danubio è una torta lievitata di origine napoletana ma in realtà a Napoli quasi nessuno dei “vecchi” lo conosce con questo nome ma come “danubiana” o “brioche al pizzico”. E’ costituita da una serie di “palline” ripiene accostate che, dopo la lievitazione e la cottura, diventano un’unica torta le cui parti si staccano come dei semplici e gustosi panini morbidissimi.
Questa brioche è un po’ tendente al dolce e si può farcire con qualunque cosa si trovi inutilizzata in frigo o dispensa, secondo la tradizione.
La danubiana è un “cibo democratico”. Perché? Perché è fatto con gli avanzi, perché le singole “palline” che lo compongono possono avere un ripieno diverso tra loro, perché la si mette al centro della tavola, in un bel cesto di vimini magari, e ognuno se ne serve liberamente.
Il periodo tradizionale in cui generalmente questo piatto si colloca è quello pasquale: a Napoli ci si ritrova dopo la veglia pasquale a “spezzare la gloria”, a rompere cioè il digiuno pasquale e mangiare diverse specialità tra cui questo “rustico” tradizionale.
Le teorie sulle origini e sul perché di questo nome suggestivo sono diverse.
Ci sono ovviamente parecchie testimonianze circa la cucina tradizionale napoletana, ma i testi che risalgono fino alla fine del 1600 prediligono la narrazione di una cucina “nobile, ricca”, insomma per pochi.
La spiegazione più “semplice” ci indica il Danubio di origini prettamente napoletane, senza darne una precisa collocazione storica, e ne giustifica il nome paragonando la struttura della superficie del “Danubio” alla superficie del fiume increspata dalle onde (visione senz’altro molto romantica…).
C’è poi una teoria molto “partenopea” che viene portata avanti da un “personaggio” napoletano DOC: Mario Scaturchio, titolare e volto di una delle più antiche pasticcerie napoletane, l’omonima Pasticceria Scaturchio. Egli sostiene che il “Danubio” è stato inventato da una sua zia materna. Perché lei lo chiamò così? Niente di più semplice: la zia di Mario era di origini austriache!
L’ultima teoria viene fuori con Ferdinando I di Napoli che sposò nel 1768, in prime nozze, Maria Carolina di Asburgo-Lorena; questa, di origine austriaca, diede il via col suo arrivo a corte ad una “commistione cultural-gastronomica” tra cuochi viennesi e tradizioni locali.
In Austria, infatti, si trovano tracce molto antiche di un dolce chiamato “buchteln” (di origini boeme) che ha la stessa struttura del “Danubio”, è cioè costituito da una serie di “focaccine” ripiene di “powidl” di prugne, una confettura preparata senza aggiungere zucchero, messe le une accanto alle altre in una pirofila a cuocere, e che lievitando diventano una torta unica.
Si può ipotizzare ragionevolmente che l’arrivo dei cuochi viennesi alla corte dei Borbone, probabilmente con la collaborazione dei cuochi locali, e gli ingredienti “saporiti” della cucina tradizionale partenopea potrebbero aver creato questo piatto!
Come sempre, nei vari tentativi, fra le tante ricette ne ho scelto una, soltanto una, quella di Elisabetta.
fonti tratte da: fabiophotographer.depechemodel.com
Danubio
Ingredienti:
1/2 kg farina manitoba
100gr burro
70 gr zucchero (ne prevedeva 30 ma a me piace il contrasto)
2 uova e 1 tuorlo + 1 tuorlo per spennellare
1 cucchiaino di sale fino
150gr latte
1 bustina di mastro fornaio (o dado di lievito)
Imbottitura:
300 gr di prosciutto cotto
una fettona di formaggio emmenthal
Con questa dose formeremo 14 palline in uno stampo rotondo di circa 28 cm.
Possiamo variare il ripieno con:
salame e scamorza
mozzarella e olive
besciamella e spinaci/funghi/prosciutto/bacon/parmigiano
robiola e noci
gorgonzola e rucola
pomodoro e mozzarella
eccetera eccetera..:)
Procedimento:
Ho usato il Kenwood con il gancio a spirale: impastare latte tiepido, zucchero e lievito. Aggiungere tutto il resto, impastare bene fino a far prendere corda all’impasto (circa 15 minuti). Poi fare lievitare per circa 2 ore nel boccale (dovrà sollevarsi fino al bordo) in forno spento tiepido
Sgonfiare la pasta, stenderla sul piano infarinato e dividere in 14 pezzi, stenderli nella mano a forma di dischetti, mettere al centro il prosciutto ed il formaggio a cubetti, chiudere e formare delle palle. Sarà un po’ appiccicosa la pasta ma deve essere cosi
Porre le palle nello stampo, non molto vicine, che andranno a formare dei cerchi concentrici e lasciare lievitare ancora 1 oretta
prima di infornare pennellare col rosso d’uovo e un po’ di latte. Cuocere a 160°per 40 minuti. Appena tenderà a colorire troppo, coprire con carta alluminio
Davvero una bellissima ricetta. Cottura perfetta. Brava
grazie Barbara